lunedì 21 maggio 2012

L'ITALIA CHE NON VUOLE CAMBIARE . . . ! ! !

Lo scandalo della vendita dei farmaci on line ? E' proprio come l'articolo 18. Oppure come la liberalizzazione dei taxi e farmacie. La questione e' la seguente: in rete sono liberamente accessibili da chiunque 40.000 farmacie on line, solo l1% e' in qualche modo legale. E meta' vende farmaci contraffatti. Qual'e' la conclusione delle autorita' sanitarie? Vade retro, immondo internet! E parte la promessa di controlli, sanzioni, una dura repressione, insomma. Avvertendo subito dopo pero' che non "e' facile", perche' molti di questi siti sono all'estero. Tradotto: il commercio illegale non si fermera' mai.
Pochi pero' si provano a chiedere perche' c'e' un business cosi' florido, nonostante i rischi siano evidenti, perche' cioe' tanta gente va a comprare farmaci sul web: i motivi sono vari, la maggior riservatezza, in alcun casi il minor costo. Per altri la molla e' la possibilita' di reperire dagli Usa farmaci che da noi non sono disponibili. E perche' lo sconto, la riservatezza e la liberta' di scelta debbano essere demonizzati, resta un mistero. Perche' il ministero non permette di aprire farmacie on line, e magari mette i link sul proprio sito, ma solo di coloro che accettano di mantenere uno standard qualitativo e di sicurezza corretto? In questo modo si potrebbero acquistare farmaci direttamente dai produttori. Di certo non ne sarebbero contenti i farmacisti. Ed e' normale che la categoria difenda la propria fonte di reddito. Cosi' come e' normale che i taxisti vogliano proteggere la propria dalla concorrenza, facendosi garantire un numero chiuso dallo Stato, e i lavoratori dipendenti chiedano di mantenere blinadato il loro posto di lavoro con l'articolo 18. Ma tutto questo ha un costo, che si riserva innanzitutto sui consumatori. In Canada hanno annunciato il taglio di 19.000 statali, ma le tasse non saranno alzate e prevedono che cosi' l'economia crescera' del 2%. In Germania e' fallita la Schlecker, una catena di Parafarmacie, e si rischia di lasciare senza lavoro 11.000 persone. La societa' ha chiesto alle regioni, i leader, di mettersi insieme a intervenire per aiutare l'azienda a non chiudere. Il partito liberale ha posto il veto, perche' lo stato non puo' abolire la concorrenza. In nome di un principio, in 11.000 perderanno il lavoro. Ma in nome anche di un'economia piu' dinamica, che lascera' morire una societa' evidentemente non efficiente, ma permettera' ad altre di rinascere e proliferare, creando nuovi posti di lavoro. Ostinandoci a difendere ogni impego, per quando improduttivo, e a proteggere ogni impresa dalla concorrenza, difendiamo chi ha gia' qualcosa, ma precludiamo il futuro a chi non ha nulla. Certo quelli del Canada e della Germania sono due esempi estremi, probabilmente esistono delle vie di mezzo meno drastiche. E non credo che l'articolo 18, i taxi e le farmacie, presi singolarmente, siano il vero problema dell'Italia. Ognuna e' solo un piccolo pezzo del puzzle. Ma se tutti i pezzi si ostinano a restare immobili al loro posto, l'immagine complessiva come potra' mai cambiare . . .???



e le farmacie, presi singo

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