domenica 1 luglio 2012

GLI ITALIANI E I SOCIAL NETWORK. LE LORO EMOZIONI NAVIGANDO NEL WEB.

Quali sono le emozioni più forti di noi italiani di fronte alle novità di internet?

È la domanda che ha guidato la ricerca presentata da Vincenzo Cosenza, analista della rete intervenuto a Trieste in occasione di State of the Net, il congresso internazionale che ogni quattro anni analizza i fenomeni del web.

Vincenzo degli oltre 30 milioni di messaggi comparsi sui social network "il dato più significativo" - spiega Cosenza - è che "gli italiani amano scrivere su Twitter per commentare i fatti di cronaca, della politica e anche purtroppo gli eventi tragici del nostro paese. Per quanto riguarda la politica hanno fatto molto discutere le iniziative del governo Monti, lo scandalo della Lega e il "no" del 2 giugno per le spese della parata. Un altro dato molto interessante è che oltre a questi fatti gli italiani amano commentare davanti alla televisione, soprattutto le trasmissioni più di successo come Mistero, Amici e i talk show politici come Piazza pulita e Servizio pubblico".

Commenti a caldo, è il caso di dire, che mostrano un nuovo modo di fruire la televisione, ma anche la politica, più attivo e partecipativo. E proprio sulla qualità della partecipazione emerge un altro aspetto interessante: più della metà dei tweet analizzati contiene un'espressione emotiva.

"Se in una giornata normale le emozioni positive e quelle negative tendono ad equivalersi in un giorno particolare ci sono dei picchi. È successo in coincidenza della bomba di Brindisi  e del terremoto in Emilia che hanno registrato picchi di negatività. Nel caso di Brindisi parliamo di disgusto seguito da tristezza, rabbia e paura, mentre con il terremoto le emozioni si invertono ed emerge in primis la paura, seguita da disgusto e rabbia. Infine per quanto riguarda la politica c'è molta critica, emozioni d'insofferenza o rancore per la situazione attuale".

L'altro grande dato emerso al convegno è che l'Italia arranca nell'e-commerce, fanalino di coda davanti alla Romania con appena 5 aziende su 100 che vendono on line contro una media europea del 15% e il 36% registrato dalla Norvegia che guida la classifica.

"C'è un problema dal punto di vista dell'offerta. Manca la cultura della rete da parte soprattutto delle piccole aziende che faticano a considerare internet una risorsa, un'enorme possibilità  per ampliare il loro mercato. Dal punto di vista della domanda invece gli utenti italiani hanno ancora paura a mettere on line i propri dati o quelli della propria carta di credito".

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